3650 Giorni di Noi  

Dieci anni fa uno dei giorni più belli della mia vita. Il nostro matrimonio.

Come per tante cose belle ricordo l’attesa trepidante, i preparativi incalzanti, pensare a tutti i particolari e pensare a come avresti voluto che fosse quel giorno.

Era stata una bellissima giornata, calda sì molto calda, però tutto molto piacevole. Una bella cerimonia, una bella festa con parenti e amici. Un fantastico buffet di dolci! Una bellissima sensazione. L’inizio di una nuova vita, la nostra vita insieme.

E poi un meraviglioso viaggio di nozze in Polinesia, una vacanza fantastica! Nuovi simpaticissimi amici, panorami meravigliosi, isole meravigliose e mare cristallino…eh già, io sono un po’ fissata con il mare bello!

In questi dieci anni sono successe tante cose belle e meno belle.

I nostri meravigliosi bambini, la nostra nuova casa, il nostro nuovo lavoro insieme, con i suoi pro e i suoi contro e la mia malattia. Ti avevo parlato del mio melanoma ma non avrei mai immaginato che avremmo dovuto affrontarlo di nuovo.

La nascita dei nostri bambini. Le tre gravidanze trascorse senza particolari problemi. Tutti e tre nati oltre il termine. Perché stavano tanto bene nel mio pancione. Tutti e tre nati con la splendida assistenza della nostra ostetrica ma soprattutto amica Caterina.

Il parto di Gaia, il più difficile, il più rischioso, con una emorragia importante e una corsa in sala operatoria.

Il parto di Giulia, tu pensi di sapere già cosa ti aspetta e invece…più veloce ma comunque intenso e faticoso.

E alla fine la nascita di Ale. Il parto per cui avevo richiesto un taglio cesareo, chiaramente negato. Il parto più bello, contrazioni spontanee senza induzione, travaglio piuttosto veloce ma soprattutto il mio cucciolo appoggiato a me e attaccato al seno subito dopo il parto. Un’emozione indescrivibile. Osservare da vicino quell’esserino che mi guardava e sembrava dire ” allora sei tu la mia mamma “.
Gaia e Giulia purtroppo per motivi diversi erano state portate subito in culla termica e mi era mancato tantissimo quel contatto.

La nascita di un figlio. Un momento unico nella vita. E tu Cristian sempre lì accanto a me, a stringermi la mano e a sorbirti le mie imprecazioni !!!

La nascita di un figlio ti cambia la vita. E la vita cambia ancora quando nasce il secondo. E ancora di più quando nasce il Terzo!!! Ognuno dei nostri figli l’abbiamo desiderato tanto anche se ognuno di loro si è fatto desiderare con tempi diversi.

Anche con la nascita dei bimbi  abbiamo sempre cercato di ritagliarci del tempo per noi.

Perché la coppia è la base della famiglia. Quindi che fosse una cena, un concerto o un weekend da soli, ogni tanto ci prendiamo del tempo per noi.

E anche io in questi anni, prima durante e dopo i figli ho sempre cercato di trovare del tempo per me. Che fosse una serata con le amiche o la ceretta dall’estetista. Perché prendersi cura di sé e volersi bene è anche questo.

E noi 2 con tutto quello che ci è successo in 10 anni siamo ancora qua. Dopo lo tsunami dell’anno scorso siamo ancora qua.

E domani partiremo per le nostra vacanza in Sardegna. La stessa vacanza a cui l’anno scorso avevo dovuto rinunciare per la diagnosi e tutte le sue conseguenze. Ma la Sardegna per me non è la mia vacanza mancata.
Per me la Sardegna è una delle più belle vacanze della mia vita, in bicicletta con la mia Michi.
E’ una meravigliosa amicizia consolidata.
E’ una bella storia d’amore che dalla Sardegna mi ha portato in Toscana dove ho trovato amici fantastici che dopo quasi 20 anni sono ancora amici veri.
La Sardegna sono le nostre  prime vacanze come famiglia, con Gaia molto piccola. 

La Sardegna è acqua cristallina. Cristallina come uno dei desideri sulla mia lista…

Buon Anniversario maritino. 

Buon Anniversario a Noi. 

Buona vita a Noi. 

Il mio articolo per A.O.B. onlus

Un’altra bellissima ed emozionanate soddisfazione. Il mio articolo per A.O.B. onlus, Associazione Oncologica Bergamasca.
Come illustrato anche nella sua Mission, “E’ una realtà locale, gestita interamente da persone che operano a titolo di volontariato. Opera per dare risposte concrete ai bisogni e per facilitare il percorso di cura e la qualità della vita dei malati oncologici e delle loro famiglie.
La sua mission è quella di “assistere l’ammalato oncologico in modo globale ponendolo al centro di un sistema di cura e di attenzioni”
In stretta collaborazione con i Reparti di Oncologia e Radioterapia ed in sinergia con il neo costituito Cancer Center dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, sostiene e sviluppa progetti e attività di Ricerca, Ascolto, Assistenza e Comunicazione a beneficio del territorio di tutta la comunità bergamasca.”
Da quando sono in cura presso l’oncologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII ho toccato con mano tante delle loro attività ed iniziative.
I volontari in corsia, il supporto psicologico, l’assistenza e il progetto parrucche. Alcuni degli studi di ricerca che A.o.B. sostiene, Ce.R.Mel. Centro di ricerca e cura del melanoma e i Protocolli Clinico Sperimentali.
Vi invito a visitare il sito internet perchè ciò di cui vi ho parlato è solo una goccia nel mare.
Nella sezione link del blog trovate sia il sito internet di A.O.B. che il link dell’ultimo notiziario.

Qui vi lascio invece il mio articolo, scritto con grande piacere e grande emozione per il loro notiziario.

Articolo per A.O.B onlus

 Uno zampirone e una canzone

Ci sono cose che difficilmente si dimenticano e non necessariamente cose molto belle o molto brutte. Cose molto semplici e magari per qualcuno banali.

Ci pensavo ieri mentre ero sdraiata sul lettino della Tac, mentre la macchina mi scansionava e sentivo il suono della centratura e poi il suono della macchina che partiva e la voce registrata dall’operatore che ti diceva quando trattenere il respiro e quando respirare. E poi lo scatto quando il mezzo di un contrasto inizia a scendere e sta per entrare in circolo. E quando arriva senti una sensazione di calore in tutto il corpo e come premurosamente ti avvisa sempre l’infermiera o il tecnico una sensazione di calore alla vescica (Che anche se lo sai, ti sembra sempre di aver fatto la pipì…) e poi il senso di nausea quando il calore arriva alla gola. Allora respiri respiri respiri cercando di rimanere immobile mentre la macchina passa in rassegna il tuo corpo e la tua testolina.

Suoni “familiari”. Il suono delle pompe di infusione quando fai la terapia. Quando io la terapia la portavo ai miei pazienti o quando la mia pompa di infusione scandiva il tempo durante la mia terapia. Il rumore che faceva la poltrona dell’Ikea dondolando quando volevo far addormentare i miei bambini dopo che li avevo allattati o magari quando avevano le coliche!

Profumi familiari. Il profumo dello zampirone per le zanzare che arriva anche adesso dal giardino mi ricorda le vacanze in campeggio, sia quelle con la mia famiglia che quelle con la mia Michi. Il profumo di torta di mele della nonna Bepina e la polenta del nonno Marino e poi dei miei Ziotti. Il Profumo che ti ha regalato tua sorella e lo adori non solo perchè è buonissimo e sembra fatto apposta per te ma soprattutto perchè finalmente ti è passata la nausea.

Gli odori. L’odore del Day Hospital oncologico. L’odore della divisa quando ti cambiavi a fine giornata. L’odore dei farmaci, i farmaci che conoscevo così bene, ricordo ancora quasi tutti i nomi e addirittura anche alcuni dosaggi, quelli di alcuni pazienti.

Le bucate del port-a-cath tutte le volte che devi fare la terapia o che devi fare i lavaggi. Un po’ doloroso e fastidioso ma quante vene nelle mani ti ha preservato.

Baci e coccole con i miei bambini. Quelle che tu fai a loro anche quando dormono ma soprattutto le coccole che loro fanno a te quando ti vedono stanca e un po’ giù.

I baci e le carezze con tuo marito perché nonostante tutto, nonostante i 1000 problemi l’amore e la passione ci sono ancora.

Le chiacchiere con le amiche. Al telefono o davanti a un caffè o una birretta. Chiacchiere, confidenze, consigli, pettegolezzi risate e a volte qualche lacrima.

Un libro. Ci ricorda qualcuno, qualcosa o un momento particolare della nostra vita.
Dei libri che ho amato di più ricordo esattamente dove ero mentre li stavo leggendo.
E in un libro trovi sempre una frase che sembra fatta apposta per te.

Come nelle canzoni. Bhe, qui si apre un mondo. Una canzone ci ricorda una persona, un’amica , un amico, un momento, una serata, una vacanza, un grande amore, un amore finito, un sms, una dedica alla radio, un concerto, una dedica sulla Smemo del Liceo, un’amico che non c’è più, una chitarra sulla spiaggia o un bivacco con gli scout. Una canzone ci fa compagnia anche se non la stiamo ascoltando. Ci basta canticchiarla nella nostra testa.
Possono passare anni ma quando senti per caso una canzone la mente ti riporta lì, a quel momento, e se sulle guance scorre una lacrima, sulle labbra compare sempre e comunque un sorriso.

Ricordi… 

Un anno fa come oggi era passato quasi un mese dalla mia prima immunoterapia e i segni del posizionamento o meglio dei vari tentativi di posizionamento del port-a-cath erano ancora visibili sul mio corpo. Gli effetti collaterali non erano ancora così debilitanti e soprattutto avevo come oggi tanta voglia di fare di reagire e di lottare. Credo sia nata in me quel giorno la voglia di iniziare a scrivere il mio blog, anche se poi è passato tanto tempo perché non è facile ripercorrere i propri passi e vedere tutto nero su bianco a tratti fa male. Ma poi ho scoperto quanto mi aiuta scrivere e se come desideravo ho “aiutato” anche qualcun’altro allora è davvero meraviglioso. Grazie al mio blog ho conosciuto tanti nuovi amici vicini lontani, compagni di questa avventura disavventura. Comunque davvero ho scoperto un’anno fa la mia voglia di condividere la mia storia, con questa foto con questa frase e con questo vestito.

Oggi  è un giorno importante per me e proprio oggi Facebook vuole ricordarmi quel momento forse proprio per ricordarmi tutta la strada che ho fatto e tutta la strada che ancora c’è da fare… 💚

12 Luglio 2015

“Perché quello che conta è avere il sole dentro”

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Questa malattia mi ha dato molto più di ciò che mi ha tolto

Posso affermare con certezza che questa malattia mi ha dato molto più di ciò che mi ha tolto. Se riesco ad affrontare tutto con questa serenità, con questo sole, con questo mio essere è proprio per aver raggiunto questa certezza. Tra una settimana andrò in ospedale per la mia solita Tac e un paio di giorni fa una mattina volevo ri-postare il articolo “Quando la tac si avvicina (https://marydallaltraparte.wordpress.com/2016/02/02/quando-la-tac-si-avvicina/)
perché mi sentivo così, un po’ spaventata.
Non voglio dire che io non sia comunque spaventata e preoccupata ma in questi giorni ho realizzato ancora più fermamente che questa malattia mi ha cambiato in meglio. Mi sono messa alla prova, ho affrontato un viaggio lungo, piu di 1000 km in 4 giorni da sola con i miei bambini.
E’ vero ho raggiunto un porto sicuro, per qualche giorno sono stata con i miei genitori, senza contare che gli ho fatto una bellissima sorpresa, ma gli altri due giorni li ho passati con i miei bambini da sola per mettermi alla prova, per stare da sola un po’ con loro, per stare solo noi quattro, per godermeli, coccolarmeli e per viverci appieno.
Davvero questa malattia mi ha dato tanto, mi ha dato paure e soprattutto dubbi che nella vita non bastano mai… mi ha fatto riscoprire una forza che non sapevo di avere.
Quando lavoravo in oncologia avevo pensato che se mai mi fosse capitato qualcosa del genere, avrei giocato in casa ci sarebbero stati dall’altra parte i miei medici, le mie colleghe, il mio day hospital, il mio ambiente avrei saputo quasi perfettamente cosa mi aspettava. Era la mia seconda casa tra turni normali e reperibilità ci ho passato veramente tanto tempo. Già mi vedevo camminare lungo quel viale e sedermi su quelle poltrone in attesa della terapia.
E invece la vita è proprio strana. Ha fatto in modo che nei miei anni di day hospital oncologico io non avessi mai a che fare con un melanoma quindi non potessi vedere le terapie, gli effetti collaterali, e gli esiti qualunque essi fossero.
Mi ha portato in un mondo tutto nuovo. Nuova malattia, nuovo reparto di oncologia, nuove infermiere, nuovi medici, nuovi esami e una nuova Mary.
Una Mary che ha scoperto nel suo scrivere una valvola di sfogo. Ha scoperto tramite il suo blog tantissimi nuovi amici vicini e lontani.
Non solo pazienti come lei ma anche parenti o amici di qualcuno che soffre o che ha sofferto e purtroppo non c’è più. Uno scambio di emozioni uno scambio di sensazioni, paure, dubbi, certezze e speranze. Una Mary che ha scoperto che i desideri non vanno lasciati sulla lista in attesa di chissà cosa. Vanno realizzati piano piano, qualunque essi siano, anche il più banale e non perchè nel cercare di realizzarli si sente l’ineluttabilità della vita sul collo, ma perché se una cosa la desideriamo e non nuociamo agli altri non c’è niente di male a volerla realizzare. Io ho iniziato piano piano e ho intenzione di continuare. La sosta che ho fatto oggi nella Riviera del Conero con i miei bambini era uno di questi e ne è valsa davvero la pena.
Durante il viaggio di ritorno i bambini hanno guardato il Dvd di Inside Out e mentre lo ascoltavo guidando, riflettevo sul fatto che le emozioni del cartone si addicono anche alla nuova Mary. Si addicono a ognuno di noi.
Gioia per ogni Tac negativa e ogni intervento andato bene, Tristezza e Rabbia per la diagnosi e per la sospensione della terapia, Disgusto per tutti gli effetti collaterali e Paura per ogni attesa…
Tutte queste emozioni ci servono e fanno parte di noi. Viviamole fino in fondo. Sempre.