Faldoni di carta

Una parte della mia storia clinica. Cinque anni di targhet terapia. Tanti fogli, esami, referti, relazioni, notizie belle e notizie difficili da accettare. Tutte raccolte in un faldone che ogni volta mese dopo mese sembra scoppiare. Come te del resto. Quante volte in questi corridoi, in questi studi medici in questa situazione avresti voluto urlare piangere… scoppiare. Magari l’hai fatto, singhiozzando in silenzio, piangendo lacrime senza farti vedere. Come quel piccolo pezzo di scotch che aggiusta lo strappo di carta di questo grande faldone arancione. Qualche cerotto sulla pelle e molti più cerotti sull’anima. Perché il cancro ti devasta e ti cambia per sempre. Come un foglio stropicciato che non tornerà mai come prima. Però, la cosa bella, è che abbiamo ancora tanti tantissimi fogli bianchi da scrivere. Da colorare. Tante pagine bianche ci aspettano. Tante avventure e tanti sogni da realizzare.

Cambiare prospettiva

A volte serve cambiare prospettiva. Nelle cose belle ma soprattutto in quelle più difficili. Più tristi. È fondamentale in questi casi provare a cambiare punto di vista. Non risolve, ma aiuta. In questi anni con il melanoma metastatico mi è servito tante volte. Davanti a una diagnosi. In un momento particolarmente difficile. Di fronte a un referto terrificante. Cambiare prospettiva e angolazione può aiutarti ad affrontare il problema. Ripeto, magari non risolve. Ma aiuta.
Oggi però è toccato a qualcosa di bello. Una passeggiata tra le guglie. La prima volta sul tetto del Duomo. 250 scalini per arrivare. Una vista incredibile. Una bella emozione. Osservare dall’alto anzi, sovrastare qualcosa che pensi di conoscere solo perché l’hai visto tante volte. Cambiare prospettiva. Può servire ma può semplicemente essere una bella occasione.