“Ti aspetterò
Come il caffè a letto a colazione
Come ad un concerto dall’inizio
Si aspetta il ritornello di quella canzone…” Le mie bimbe in questo periodo ascoltano molto spesso questa canzone e io nel canticchiare “ti aspetterò” non posso fare a meno di pensare all’attesa di una gravidanza. Per me, le mie tre gravidanze.
Anche se per chi come me ha quasi come seconda casa un ospedale a causa di una brutta malattia, le attese diventano una parte preponderante della vita. Una parte difficile da accettare e a volte da gestire. Ecco perché a volte mi piace crogiolarmi nei ricordi di quando aspettavo i miei bambini. I miei bambini. La mia forza. Seppur con emozioni e paure diverse per ognuna delle mie gravidanze, ricordare il pancione che lievitava mi trasmette sempre una grande gioia. Sentire i miei bambini che crescevano dentro di me. Metterli al mondo. Vederli crescere. E lottare con tutta me stessa per accompagnarli sempre di più nella loro vita. Anche quando questa vita ci fa lo sgambetto. Rialzarsi dopo ogni caduta. Come insegnamo ai bambini quando imparano a camminare. Rialzarsi e continuare. Un passo alla volta. Un giorno dopo l’altro. Come quando mi accarezzavo il pancione che cresceva ogni giorno. Era un conto alla rovescia. Aspettando con ansia di conoscerli.
La vita non è un conto alla rovescia. Non c’è una data di scadenza. Un giorno che passa non è un giorno in meno. Un nuovo giorno è un giorno in più da vivere.