Ti aspetterò

“Ti aspetterò

Come il caffè a letto a colazione

Come ad un concerto dall’inizio

Si aspetta il ritornello di quella canzone…” Le mie bimbe in questo periodo ascoltano molto spesso questa canzone e io nel canticchiare “ti aspetterò” non posso fare a meno di pensare all’attesa di una gravidanza. Per me, le mie tre gravidanze.

Anche se per chi come me ha quasi come seconda casa un ospedale a causa di una brutta malattia, le attese diventano una parte preponderante della vita. Una parte difficile da accettare e a volte da gestire. Ecco perché a volte mi piace crogiolarmi nei ricordi di quando aspettavo i miei bambini. I miei bambini. La mia forza. Seppur con emozioni e paure diverse per ognuna delle mie gravidanze, ricordare il pancione che lievitava mi trasmette sempre una grande gioia. Sentire i miei bambini che crescevano dentro di me. Metterli al mondo. Vederli crescere. E lottare con tutta me stessa per accompagnarli sempre di più nella loro vita. Anche quando questa vita ci fa lo sgambetto. Rialzarsi dopo ogni caduta. Come insegnamo ai bambini quando imparano a camminare. Rialzarsi e continuare. Un passo alla volta. Un giorno dopo l’altro. Come quando mi accarezzavo il pancione che cresceva ogni giorno. Era un conto alla rovescia. Aspettando con ansia di conoscerli.

La vita non è un conto alla rovescia. Non c’è una data di scadenza. Un giorno che passa non è un giorno in meno. Un nuovo giorno è un giorno in più da vivere.

Il tramonto della vita

Quando ricevi una diagnosi  di tumore il pensiero della morte ti sfiora in modo più o meno prepotente. Quando la tua malattia negli anni progredisce arrivando al quarto stadio la paura si fa concreta. Anche se fortunatamente oscilla sempre un pò, insieme agli sbalzi di umore, raggiungendo picchi altissimi  di tensione vicino agli esami ma soprattutto quando qualcuno ci lascia. Durante questi anni ho  perso diverse  amiche compagne di battaglia e il primo pensiero erano i loro bambini. Come se la rabbia, la tristezza, il senso di impotenza e di ingiustizia fossero legati semplicemente al pensiero di chi restava. Come se la  mia unica paura fosse la paura per i miei figli.

Ora che la mamma di una mia cara amica si sta spegnendo piano piano e le vedo soffrire in modo diverso, insieme madre e figlia,  mi rendo conto che ho sempre cercato di nascondere le mie paure dietro quelle per miei bambini. Molto più facile fare la mamma e accettare di aver paura solo per loro, per non doversi confrontare con le reali paure della vita.

Come se le mie compagne di avventura che non hanno figli non avessero paura di quello che potrebbe succedere. Stronzate. Lo so io come lo sanno loro. La vita è vita. E tutti ci aggrappiamo ad essa con le unghie e con i denti.

E ora che mi trovo vicino a queste due donne, ormai adulte,  a una carissima  amica che non so come aiutare se non standole vicino, mi scontro di nuovo con la fragilità e l’ingiustizia della vita.

Questa vita che a qualunque età e in qualunque situazione,  sa mostrare a volte  il suo lato più crudele.

Ti abbraccio forte forte amica mia.

E ci sono sempre. Anche solo per stare lì

seduta accanto a te senza fare nulla.

Ti voglio bene