Quando ricevi una diagnosi di tumore il pensiero della morte ti sfiora in modo più o meno prepotente. Quando la tua malattia negli anni progredisce arrivando al quarto stadio la paura si fa concreta. Anche se fortunatamente oscilla sempre un pò, insieme agli sbalzi di umore, raggiungendo picchi altissimi di tensione vicino agli esami ma soprattutto quando qualcuno ci lascia. Durante questi anni ho perso diverse amiche compagne di battaglia e il primo pensiero erano i loro bambini. Come se la rabbia, la tristezza, il senso di impotenza e di ingiustizia fossero legati semplicemente al pensiero di chi restava. Come se la mia unica paura fosse la paura per i miei figli.
Ora che la mamma di una mia cara amica si sta spegnendo piano piano e le vedo soffrire in modo diverso, insieme madre e figlia, mi rendo conto che ho sempre cercato di nascondere le mie paure dietro quelle per miei bambini. Molto più facile fare la mamma e accettare di aver paura solo per loro, per non doversi confrontare con le reali paure della vita.
Come se le mie compagne di avventura che non hanno figli non avessero paura di quello che potrebbe succedere. Stronzate. Lo so io come lo sanno loro. La vita è vita. E tutti ci aggrappiamo ad essa con le unghie e con i denti.
E ora che mi trovo vicino a queste due donne, ormai adulte, a una carissima amica che non so come aiutare se non standole vicino, mi scontro di nuovo con la fragilità e l’ingiustizia della vita.
Questa vita che a qualunque età e in qualunque situazione, sa mostrare a volte il suo lato più crudele.
Ti abbraccio forte forte amica mia.
E ci sono sempre. Anche solo per stare lì
seduta accanto a te senza fare nulla.
Ti voglio bene