Le “belle” vene

Oggi sono stata in ospedale per fare la Tac di controllo. La mia solita Tac ogni 15 settimane circa. Oggi l’infermiere come capita spesso purtroppo, non riusciva a trovare una vena buona. Già, perché finché si tratta di fare il prelievo una volta al mese può bastare la “farfallina” gergo tecnico che indica un ago di piccole dimensioni più che sufficiente per il prelievo. Per fare la Tac invece occorre inserire il venflon attraverso il quale deve passare il mezzo di contrasto. Quindi la vena deve essere molto buona per evitare che si rompa causando la fuoriuscita del farmaco. Purtroppo però quando non si ha la fortuna di avere delle “belle vene” può essere molto difficoltoso per l’infermiere e doloroso purtroppo per il paziente. Non ho mai pianto durante un intervento o un esame diagnostico. Neanche quando il dolore e lo stress emotivo erano davvero molto intensi. Ho sempre trattenuto le lacrime che puntualmente sgorgavano quando incrociavo lo sguardo delle persone che mi vogliono bene e che mi avevano accompagnato in quell’occasione. Come dopo l’intervento di posizionamento del port-a-cath. Dispositivo necessario alla infusioni di immunoterapia proprio perché le vene del braccio sono sempre state piuttosto scarse. Oggi i tentativi di posizionamento del venflon sul polso sono stati davvero molto dolorosi, ma ho stretto i denti… Come faccio ormai da parecchi anni in queste situazioni. L’infermiere e il tecnico della radiologia sono stati davvero gentili e premurosi. E alla fine siamo riusciti a trovare una bella vena nella piega del gomito. Ora la Tac è fatta. Aspettiamo con ansia il risultato e dopo aver stretto i denti… sorridiamo!

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