Un giorno in Pronto Soccorso… ai tempi del Coronavirus

Qualche giorno fa mia figlia Giulia dopo essersi alzata la mattina presentava alcuni sintomi sospetti relativi a una patologia renale di cui aveva già sofferto alcuni anni fa. In un altro periodo l’avrei portata in Pronto soccorso senza pensarci due volte. Ma, vista l’emergenza in cui ci troviamo mi sono fermata un attimo a riflettere. Chiamare i numeri istituiti per il Coronavirus non aveva senso.  Ho chiamato il centralino dell’Ospedale chiedendo di parlare con il Pronto Soccorso Pediatrico. In un attimo mi ha risposto una Dottoressa molto gentile a cui ho spiegato i sintomi di Giulia e in breve la sua storia clinica. Mi ha suggerito di portare Giulia da loro perchè la situazione doveva essere valutata e approfondita. Una volta arrivate al Triage  abbiamo indossato entrambe una mascherina e in poco tempo siamo state mandate in Pronto Soccorso Pediatrico. Giulia è stata visitata, hanno effettuato degli esami e ci hanno sistemato in una camera singola in attesa.  Quando mi affacciavo fuori dalla porta i miei occhi incrociavano gli occhi degli altri genitori sopra la mascherina. Occhi che sorridevano con empatia e comprensione. Il timore e la preoccupazione erano palpabili nell’aria ma le Dottoresse e le infermiere facevano di tutto per tranquillizzare noi e i nostri bambini. Il Pronto Soccorso era praticamente vuoto. Dopo diverse ore gli esami di Giulia sono tornati nella norma soprattutto la pressione che aveva destato non poche preoccupazioni. Cosi siamo state dimesse con precise indicazioni sul da farsi. E con un buona dose di tranquillità nel cuore. Nonostante tutto. Nonostante il periodo surreale che stiamo vivendo.  Anche in questa occasione ho potuto constatare la professionalità e la competenza dei nostri medici e dei nostri infermieri. Io sono praticamente di casa in ospedale. Da cinque anni ormai. Cinque anni di melanoma metastatico. E nel mentre alcuni ricoveri per le mie ragazze. Si fa presto a giudicare. E’ capitato anche me, purtroppo. Ma mai come adesso,  in questa situazione drammatica di emergenza dovremmo metterci una mano sul cuore. E ringraziare. Medici infermieri tecnici e tutte le figure sanitarie che ogni giorno lavorano per noi e si espongono in prima persona. Pensare e pregare per tutte le persone malate. Per chi non si preoccupa di questo Virus perchè purtroppo ci pensa un melanoma a rovinarle la vita. Per chi invece  ha ricevuto una diagnosi di Coronavirus  ed è sconvolto e terrorizzato. Per chi ha una persona cara ricoverata ma per le dovute misure di sicurezza non può stare con lei. Abbiamo tutti paura. Non sappiamo cosa ci aspetta e questo ci spaventa ancora di più. Soprattutto per chi è più fragile. E’ difficile sorridere ed essere positivi  in questo periodo. Ma dobbiamo provarci. In questo periodo di fermo forzato a casa con i miei bambini ho riscoperto il piacere di stare con loro senza le corse dei mille impegni quotidiani. Qualche passeggiata, cucinare insieme, i Lego, il Didò fatto con il Bimby, i giochi in giardino e i gessetti sul porticato. E persino i compiti fatti con più calma e volentieri. E’ difficile ma dobbiamo provare a sorridere. Dobbiamo continuare a sperare. Fidarci e affidarci. Anche se questo significa sorridere con gli occhi dietro a una mascherina. Perchè quando gli occhi brillano, anche il cuore sorride. 

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