Stamattina sono tornata a casa per trascorrere qualche ora con Giulia e Ale. Il sabato e la domenica la frenesia dell’ ospedale si ferma. Percorrendo i corridoi del “nostro Hotel” Papa Giovanni, dal reparto fino al parcheggio mi sembrava di attraversare un mondo parallelo. Uno strano silenzio. Pochi rumori. Poche voci. Per me che ormai frequento questo ospedale abitualmente e’ quasi destabilizzante. Eppure ricordo bene i miei turni di reperibilita’. Quando tra un esame e l’altro in una
clinica deserta bevevamo un caffe’ con i colleghi del pronto soccorso e della radiologia. Quando di notte gli unici rumori erano quelli dei macchinari del laboratorio.
Adesso che sono una paziente e’ diverso. Adesso che questo ospedale e’ quasi la mia seconda casa, mi piace quando c’e’ movimento. Un via vai di medici e infermieri. Mi fa sentire sicura e protetta. Come quando avevo dovuto sospendere la terapia per tossicita’, mi sentivo smarrita anche perche’ sarebbe cambiata la frequenza delle visite. Ora con la Target Therapy sono qui puntuale ogni 28 giorni e a volte tra un ciclo di terapia e l’altro, mi incontro qui al bar dell’ospedale con nuovi compagni di avventura conosciuti con il blog o l’Associazione.
Ora che siamo qui perche’ la mia Gaia e’ricoverata in pediatria, Vorrei tanto che fossimo a casa. Perche’ e’ terribile vedere uno dei tuoi figli in un letto di ospedale. Perche’ se potessi prenderesti il suo Posto. Perche’ mi mancano da morire Giulia e Ale. Quando corro a casa da loro qualche ora, vorrei essere qui con Gaia. Quando sono qui, meta’ del Mio cuore e’ a casa. E lo stesso vale per Gaia. Le mancano tanto i suoi fratellini e i suoi amici. La nostalgia fa soffrire parecchio. E allora abbiamo deciso di portare nella sua cameretta un po’ di colore e un po’ di calore.
Come a casa.
“Perche’ dove Tu sei, quella e’ casa” -E.Dickinson-