Tutte le mattine accompagno i miei bambini quasi fino a scuola. Li lascio nel punto in cui c’è il nonno vigile e la strada è chiusa al traffico negli orari di entrata e uscita della scuola.
Un saluto un bacio e via. Ma una volta al mese, più precisamente un venerdì al mese, ogni 28 giorni, qualcosa cambia. Quando i miei bambini sanno che alle 13 ci sarà la nonna ad aspettarli, ma non perché io sono come sempre al lavoro, qualcosa cambia. Quando sanno che vengo in ospedale per la mia terapia, qualcosa cambia.
Gaia mi saluta con la mano con uno sguardo interrogativo e apparentemente distratto.
Ale mi riempie di baci con uno abbraccio stringicollo degno di braccio di ferro.
Giulia mi da un bacio e mi porge la guancia per ricevere il mio. Fa quattro passi in direzione della scuola e all’improvviso torna indietro per abbracciarmi. Un abbraccio stretto stretto.
Ogni volta.
Ogni venerdì “speciale”. E ogni volta il cuore si stringe.
Groppo in gola e lacrime agli occhi.
Perché la mamma non vorrebbe mai che questo cataclisma chiamato tumore vi facesse soffrire. Ma potrebbe succedere. E lo supereremo insieme ogni volta.
Perché la mamma vi vuole un mondo di bene.
“Fino alle sirene del mare” come dice il mio Ale quando ci diamo la buona notte.