Una notte “all’Hotel ” Papa Giovanni XXIII. Così oggi scherzavamo io e la mia Giulia quando, dopo un accesso al pronto soccorso pediatrico per la comparsa di macchie violacee sulle gambe, la dottoressa ci prospettava una notte di ricovero. Ed ora eccoci qua … in due splendidi lettini. Già, perché la professionalità, l’umanità, la sensibilità e l’amore per il proprio lavoro, in ospedale non sono merce rara per fortuna. Perché quando oggi ho gentilmente chiesto di poter mettere uno dei miei farmaci in frigorifero, le infermiere hanno capito immediatamente la mia situazione e visto che per ora il letto accanto a Giulia è ancora libero, mi hanno offerto una fantastica alternativa alla poltrona “relax” che avevo già preparato.
Perché loro non possono sapere le giornate difficili che sto vivendo. Non possono sapere che ieri in meno di 12 ore ho perso due amici, entrambi per terribili e crudeli tumori. Non possono sapere che ieri nonostante tutto ho indossato tanti bei sorrisi per festeggiare il mio piccolo Alessandro. Non possono saperlo eppure si sono dimostrate dolci e premurose. Perché hanno immaginato la mia stanchezza, fisica e non solo, e hanno cercato di fare qualcosa di buono. Perché il buono nelle persone, esiste.
Come la dottoressa che ha visitato Giulia stamattina. Mi ha spiegato che sospettava si trattasse della Porpora di Henoch- Schoenlein, mi ha spiegato le possibili cause e che avremmo fatto tutti gli esami del caso.
Io sapevo benissimo che non c’entrava nulla ma le ho chiesto piangendo se era “colpa” del Mio melanoma metastatico. Avevo bisogno di sentirmelo dire.
E lei molto gentilmente mi ha confermato che non c’erano correlazioni ma che avevo fatto bene a chiederlo perché da mamma nella mia situazione era una preoccupazione e un’ansia più che comprensibile.
Evidentemente avevo anche bisogno di piangere.
Anche se poi sono state solo 2 lacrime.
Mentre in realtà avrei bisogno di piangere. Di sfogarmi. Di piangere a singhiozzo.
Per tutto ciò che sta succedendo in questi giorni. Per la tristezza e le lacrime troppo a lungo trattenute. Per la rabbia. Per due amici che non ce l’hanno fatta. Per il velato e assurdo senso di colpa. Perché la morte dei nostri compagni di battaglia, soprattutto se sono anche amici, suscita emozioni contrastanti.
Non so se riuscirò a partecipare domani e dopo ai vostri ultimi saluti. Vediamo se Giulia dovrà continuare il suo soggiorno al Papa Giovanni XXIII.
Per ora da questa cameretta del pronto soccorso pediatrico vi mando un dolce pensiero e una preghiera, fin lassù, tra gli angeli e le stelle.
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